Il cyberattacco degli hacker di REvil colpisce ancora

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Sono due le grandi aziende americane che, nei mesi scorsi, hanno subito un attacco informatico da parte del gruppo russo REvil.

Una è la Colonial Pipeline, che ha pagato un riscatto di 4,4 milioni di dollari in bitcoin per limitare i danni a propri oleodotti e scongiurare conseguenze ancora più devastanti, come il rischio di non poter rifornire di carburante in diversi stati degli USA e la minaccia di perdere miliardi di dollari, li ha spinti a scendere a patti con gli hacker.

L’altra invece è la JBS, la più grande industria impresa americana della carne, che si è trovata improvvisamente con l’attività bloccata. Sebbene la JBS, attraverso un sistema di crittografia avanzato, fosse riuscita a tenere in salvo i dati di clienti fornitori e personale dipendente e, grazie al backup sulle linee, gran parte dei dati fossero stati recuperati, ha comunque pagato 11 milioni di dollari in bitcoin, per limitare una potenziale catastrofe.

Quando è in gioco la stessa vita della propria azienda, senza poter mandare avanti la produzione, si pensa di scegliere il male minore, cioè pagare il riscatto.

Ma è un errore grave e la soluzione è la prevenzione.

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