Se si parla di trasformazione digitale, vengono in mente connessioni, cavi, software, computer, antivirus, cloud, robot e macchinari automatizzati e intelligenti; ma, si solito, si tende a dimenticare il fattore umano.
Tutto il personale di un’azienda, dai dipendenti al titolare, sono invece parte integrate del processo di digitalizzazione e il cambiamento dal punto di vista psicologico e attitudinale può essere rilevante. Nessun’azienda può sfruttare tutti i vantaggi della tecnologia senza dare un’adeguata formazione al proprio personale, che comprende anche nuovi obiettivi, competenze e abitudini.
I cambiamenti, inizialmente, possono generano disagio. Basti pensare ad un anno fa con tutte le difficoltà, in regime di pandemia, di lavorare da casa e, a un anno di distanza, scoprire che i dipendenti non solo si sono abituati allo smart working, ma sembra che lo preferiscano rispetto alla presenza fisica in azienda. Considerare il punto di vista e le esperienze dei dipendenti è utilissimo perché porta all’ottimizzazione dei progetti, alla riduzione dei costi e alla soddisfazione di personale e clienti .
La digitalizzazione è un’opportunità reale di migliorare il lavoro e la qualità della vita in azienda, quindi, ma deve essere condotta a tutti i livelli, non ultimo quello del coinvolgimento pieno delle risorse umane, con nuove competenze, nuove formazioni e un rinnovato flusso di lavoro. Ad oggi, però, solo il 20% delle aziende ha virato decisamente verso la digitalizzazione a tutto campo.
Le sfide del lavoro e della società impongono un change management adeguato e olistico. Non basta acquistare un macchinario e premere un pulsante: occorre anche sapere quale pulsante premere…
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